lundi, décembre 29, 2008

incubo _ la stretta connessione etimologica tra incubo e incubatrice, tra sogno e maternità

una bella mattina mi sono presentata da mia mamma posando sul tavolo della colazione in cucina a Tegge una culla, dicendo in tono affabile e dolce "sei nonna, sei contenta?".
lei un po' spiazzata, guarda me, garda il bambino (credo fosse maschio, la culla era tutta blu) e dice "eeehhh, è tutto suo padre. ma...chi è il padre?" ovviamente nel sogno non c'era un padre, niente gestazione, niente parto se non la parte in cui mi davano il piccolo cosetto in mano e io lo prendevo per la testa, mostrado le mie grandi doti di madre già in sala parto...e facendogli venire la testa un poco a pera, perchè se c'è una cosa che so è che la testa dei bambini è molto delicata e piuttosto malleabile. questa cosa mi ha sempre fatto senso.
insomma, prendo il bambino che è tutto suo padre e lo porgo a mia madre, poi esco, fumo una sigaretta e penso beh, adesso lo lascio alla nonna e faccio tutte le cose che devo ancora fare, perchè non ho mica tempo di passare le mie giornate dietro un piccolo cosetto che piange. poi mi viene il nervoso, invece nonna è contenta. eehh se è contenta.
spengo la cicca e rientro in casa, nonna cucina la neve fritta e piccolo cosetto è nella sua culla che mi guarda fissamente.
poi mi dice "cos'hai da guardare? sembra che tu abbia visto un fantasma. siediti che ne hai un gran bisogno", si alza, va verso la lavagna sul muro, prende un gesso e comincia a scrivere E=mc2
e un sacco di altre formule per dimostrarmi scientificamente che i fantasmi non esistono, e che quindi io non dovrei essere spaventata. perchè, tecnicamente, lui è un bambino, non un fantasma nè un piccolo cosetto, e di stare pure tranquilla che non piangerà e che ha intenzione di fare sempre la spesa e di cucinare lui, almeno finchè non avrà l'obbligo di andare all'asilo a fare finta di interagire con gli altri bambini, sperando che abbiano già tutti smesso di lallare, perchè lui a fingere di lallare proprio non riesce.
Sollevata, faccio per uscire a fumare una sigaretta, piccolo cosetto mi chiama e mi fa: "aspetta, prendo il cappotto e vengo con te se me ne offri una".

lundi, décembre 15, 2008

uno sconosciuto al telefono

Una voce solare e brillante, come lui, che non è vero che prende il lexotan ma io quasi ci credo, perchè ha un modo di scherzare come il mio...dice le cose finte come fossero vere, magari dagli occhi si capisce che non le sono ma per telefono credo a tutto quello che mi dice, perchè lo racconta bene ma così bene che.
è una favola moderna, iniziata da pochissimo tempo, un brevissimo frammento di infinita lunghezza d'onda, nata per caso nel mondo virtuale e nelle sue sociali applicazioni che ci stanno imprigionando tutti. tutti meno due, almeno oggi.
una ventata d'aria tiepida in questa fredda giornata la sua voce. che bello!